Il prof. Sartori dedica da anni molte energie per cercare, tra gli altri suoi impegni, di stimolare l’opinione pubblica sullo stato della nostra cara, vecchia terra e dei suoi abitanti.
La questione ambientale, d’altro canto, riveste centralità almeno da un decennio. Proprio questo numero della nostra Rivista torna ad occuparsene, per i profili di instabilità internazionale che potrebbero derivare, in un immediato futuro, da fenomeni allarmanti come i cambiamenti climatici (Gabriel José Paz, in Parte II).
Per queste e altre ragioni che esporremo più avanti, il lavoro del prof. Sartori, scritto a due mani con Gianni Mazzoleni (ma due mani ben distinte, sottolinea il Professore), va certamente nell’apprezzata direzione di informare e sensibilizzare, su un argomento intorno al quale ruotano problemi delicati e importanti, sia a livello interno che internazionale. Gli interessi in gioco – finanziari, politici, culturali – sono come si sa altissimi. C’è bisogno di alimentare il dibattito culturale e informare di rischi e pericoli. Questo pare il messaggio del libro.
Esiste d’altro canto una consistente corrente di pensiero, che nel periodo più recente sembra aumentare di peso, che tende a contestare l’allarme su ambiente e clima. Secondo Sartori, l’unico scopo di queste voci in controtendenza è quello di voler minimizzare, anzi “rivoltare la frittata”, affermando per esempio che tutte le informazioni catastrofiche finora fornite sullo stato della terra non sono provate.
Il testo si schiera contro tutte le forme di integralismo religioso e civile. Contro la Chiesa per l’opposizione al controllo delle nascite, contro i gruppi ambientalisti estremi, come i no-global, per il loro rifiuto ai “cibi di Frankenstein”, ma anche contro coloro, politici o liberi pensatori, che vogliono illuderci e illudersi sul futuro “roseo” del pianeta e dei suoi abitanti.
La terra scoppia è sicuramente uno dei pochi libri in cui è Sartori a porre delle domande.
Sono domande inquietanti: ma perché il nostro habitat diventa sempre più inabitabile? La natura si autoripara e l’ambiente non si sciupa da solo. Chi o che cosa lo sciupano al di là del riparabile?
Così come risultano inquietanti alcune risposte: L’habitat è danneggiato da troppi abitanti. Punto e basta.
Nel più schietto stile sartoriano.
Nella parte prima, Sartori raccoglie editoriali già pubblicati sul Corriere della Sera (ad eccezione degli ultimi due, che sono inediti). Tutti i testi sono stati rielaborati, così da dare omogeneità e contemporaneità all’opera. Si tratta di quindici articoli attraverso i quali vengono evidenziati tutti gli argomenti più significativi del tema in discussione.
Nella seconda parte del volume, Gianni Mazzoleni fornisce dati, cifre e riferimenti che hanno lo scopo di mettere in luce l’importanza di un’adeguata e corretta informazione su tali argomenti, molto spesso viceversa trattati con una superficialità sorprendente.
Mazzoleni è convinto che proprio da tale superficialità scaturiscano quei comportamenti che, alimentati ad hoc da interessi economici o ideologici, portano a vedere in modo distorto il problema.
In tali comportamenti, vede due atteggiamenti prevalenti: da una parte il rifiuto verso quelle scoperte e/o processi innovativi che potrebbero rivelarsi importantissimi per la salute dell’habitat in cui viviamo; dall’altra, le forme di contestazione violenta contro organismi e strutture che non c’entrano nulla con quello contro cui si vuol manifestare.
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